teatro per l'infanzia e le nuove generazioni
Il teatro civile di Giorgio Scaramuzzino
CHE GIORNO E'?
Calendario civile per ricordare e per non dimenticare
testo e regia: Giorgio Scaramuzzino
con: Bruno Cappagli e Giorgio Scaramuzzino
scene: Lucio Diana
una coproduzione: LA BARACCA-TESTONI RAGAZZI e TEATRO EVENTO
tipologia: teatro d'attore
età consigliata: dagli 11 ai 14 anni
E' un viaggio nel cuore della nostra storia.
Immaginate di poter rivivere i momenti più significativi della nostra storia recente, non come fredde date su un libro, ma come storie appassionanti e vicine a noi.
"Che giorno è?" è uno spettacolo teatrale che trasforma il 27 gennaio, l'8 marzo, il 25 aprile e il 1° maggio da semplici date in vere e proprie tappe di un percorso emozionante alla scoperta della nostra identità.
Attraverso testimonianze toccanti, piccole curiosità e fatti storici poco conosciuti, lo spettacolo invita a riflettere sull'importanza di non dimenticare e a costruire un futuro consapevole, basato sui valori della libertà, dell'uguaglianza e della solidarietà.
Perché questo spettacolo?
- Per rendere la storia viva e coinvolgente.
- Per stimolare curiosità e senso critico.
- Per riflettere sull'importanza del nostro passato e sul nostro ruolo di cittadini attivi nel costruire il futuro.
- Per valorizzare la memoria collettiva e tramandarla alle nuove generazioni.
- Perché quando alcuni artisti si incontrano, creano arte, ma anche... educazione civica.
MIA
maschi violenti, donne violate
di e con: Giorgio Scaramuzzino
musiche originali: Paolo Silvestri
tipologia: teatro d'attore
età consigliata: dai 13 anni in poi
Dopo avere affrontato temi come la lotta alla mafia, le migrazioni, il razzismo, Giorgio Scaramuzzino porta avanti il suo personale percorso di teatro civile: il nuovo capitolo del “progetto Urgenze” affronta il femminicidio e più in generale la violenza sulle donne.
Nello spettacolo Mia si incontreranno personaggi, fatti di cronaca, condizioni mentali, retaggi culturali, distorsioni della società.
Basta guardare i telegiornali: 1 vittima ogni 15 minuti, 88 al giorno.
Per un italiano su quattro la violenza sessuale sarebbe da imputarsi al modo di vestire delle donne, e solo il 40% dichiarerebbe che una donna può sottrarsi a un rapporto sessuale se non lo desidera.
Sul palco macigni a simboleggiare il peso di certe parole. Un tentativo di indagine sulla cultura malata nascosta dietro tanti casi, sui troppi pregiudizi radicati a partire dal "decalogo della buona moglie" fino al concetto di possesso. “Mia moglie, mia sorella, la mia ragazza…” E’ fondamentale combattere gli stereotipi di genere, affinché la parola 'mia' possa indicare un vincolo affettivo e non di possesso.
La rappresentazione teatrale è a tratti un viaggio nella musica, in particolare quella ascoltata dai giovanissimi. “.. ti sbatto contro il muro, ti tolgo il fondotinta con la forza dei miei schiaffi…” .
In questa fase del lavoro in scena ci saranno, oltre Giorgio Scaramuzzino, una ragazza-attrice che verrà scelta in ogni teatro tra le spettatrici, provando con l’attore il pomeriggio prima dello spettacolo.
"Avevamo bisogno di uno spettacolo così!
Giorgio in modo onesto e diretto racconta di come la violenza possa essere distruttiva per chi la subisce e quanto può essere difficile uscirne. Particolarmente interessante è la riflessione che fa sul linguaggio, su quanto può essere violento e traumatizzante per le donne che vivono una relazione affettiva prevaricante. Alterna a scene di quotidianità, dei momenti di riflessione sull’uso violento del linguaggio rendendo così subito evidente l’importanza della parola troppo spesso usata con superficialità. Le parole pesano come pietre."
- Roberta Brescancin Operatrice del Centro Antiviolenza Voce Donna di Pordenone
"Dopo avere affrontato temi come la lotta alla mafia, le migrazioni, il razzismo, Giorgio Scaramuzzino in “ Mia” porta avanti ancora il suo personale percorso di teatro civile: il nuovo capitolo del “progetto Urgenze” affrontando il femminicidio e più in generale la violenza sulle donne. Sul palco con Scaramuzzino a(l Festival di) Castelfiorentino, come accadrà per ogni replica dello spettacolo, è stata presente e partecipe, come testimone, una ragazza ogni volta diversa, protagonista con lui della performance, significativamente, interpretando testi, testimonianze e stralci di lettere."
- Mario Bianchi - Rivista EOLO RAGAZZI
QUESTA ZEBRA NON E’ UN ASINO
di e con: Giorgio Scaramuzzino
dal suo omonimo romanzo edito da Salani
tipologia: teatro d'attore
età consigliata: dai 5 anni in poi
Abbiamo voluto con questo spettacolo proporre una riflessione sulla condizione dell’infanzia e della adolescenza nelle regioni dove ancora oggi persiste un conflitto armato. La Striscia di Gaza è emblematica in tal senso, da un lato perché è una zona abitata da un’altissima percentuale di giovani, più della metà della popolazione, e dall’altra perché l’informazione su quello che accade in quella terra così isolata, quando arriva da noi, spesso non è esaustiva. Inevitabilmente abbiamo preso in esame la Convenzioni che l’Organizzazione Mondiale delle Nazioni Unite ha redatto il 20 Novembre 1989 e che molti paesi hanno sottoscritto. Convenzione spesso trascurata e poco conosciuta. L’articolo 42 dice che tutti i paesi firmatari si impegnano affinché tutta la popolazione sia a conoscenza del contenuto dei cinquantaquattro articoli. Ma questo non avviene e non basta la buona volontà del singolo insegnante per informare, è necessario un maggior impegno istituzionale. Il teatro può, forse deve, lanciare messaggi forti, naturalmente con leggerezza e divertimento. Un'ora a teatro può essere più accattivante dell’ora di legalità tra le mura scolastiche. Lo spettacolo, in sintesi, vuole proprio essere uno strumento e uno stimolo, al lavoro dell’educatore.
MA CHE BELLA DIFFERENZA!
di e con: Giorgio Scaramuzzino
da “Una bella differenza” dell’antropologo Marco Aime
tipologia: teatro d'attore
età consigliata: dai 6 anni in poi
Lo spettacolo è la lettura teatrale del libro dell’antropologo Marco Aime “Una bella differenza”. Si tratta in realtà di una conferenza-spettacolo che desidera riflettere sul fatto che le differenze, di qualsiasi genere e sorta, sono in realtà piccole differenze, e che hanno un’origine comune, come del resto è unica la radice della nascita dell’essere umano. Differenze fisiche, politiche, religiose. Nello spettacolo si cercherà il perché di queste differenze, con l’obbiettivo della piena accettazione e della constatazione che esse sono in realtà le facce della stessa medaglia. Abbiamo i nasi diversi, perché? Abitiamo in case diverse, perché? Preghiamo in modo diverso, un dio diverso, perché? L’antropologia ci aiuta a trattare questo argomento con obbiettività, senza mai prevaricare in campi che sono condizionati da visioni distorte e partigiane. In un mondo dove l’altro ci appare sempre diverso è necessario imprimere con forza un’educazione alla tolleranza e alla fiducia. Sconfiggere le paure innate e legittime, favorisce una più dolce integrazione. Ormai nella nostra società, e perciò nelle nostre scuole dobbiamo quotidianamente confrontarci con queste problematiche. Il teatro può essere uno strumento, divertente e ludico, che aiuta l’educare, apre a nuove riflessioni e alimenta il dialogo. Insomma, una società diversa e perciò bella, un movimento di uomini e di idee diverse e perciò belle. Ribadire con forza che la differenza, se è conosciuta e accettata è sempre una bella differenza.
(NON) VOGLIO ANDARE A SCUOLA
di e con: Giorgio Scaramuzzino
tipologia: teatro d'attore
età consigliata: dagli 8 anni in poi
Pur di andare a scuola Jackson attraversa la savana (facendo attenzione ai leoni!); Viki raggiunge a piedi la periferia di una metropoli attraverso distese fangose; altri ragazzi fanno lezione all’aperto nel deserto. Sacrifici inimmaginabili, a cui fanno da ironico contrasto i video in cui i nostri ragazzi raccontano perché loro, invece, a scuola non ci vorrebbero andare mai. In un contesto sociale dove la scuola pubblica è privata da finanziamenti fondamentali ed è considerata, soprattutto dalla politica, come un aggravio di spesa e non un potenziale di riscatto sociale, ci sembra necessario una riflessione sull’importanza dell’istituzione scolastica nella vita privata e sociale di ogni individuo. La dispersione scolastica, la sfiducia, gli edifici che cadono a pezzi non favoriscono certo un sentimento di attrazione nei confronti del percorso educativo. D’altro canto nel mondo, “andare a scuola” può diventare l’unico elemento per un futuro sostenibile. Quali e quante sono le difficoltà che hanno i ragazzi nel mondo che ostacolano il viaggio verso la scuola? Quali sono gli ostacoli logistici e politici che privano di un diritto fondamentale sancito dalla convenzione internazionale dei diritti dell’infanzia e della gioventù dell’uomo? Il teatro forse, essendo espressione e comunicazione interpersonale, può arrivare a far scaturire momenti di riflessione: 1) Cosa significa per i nostri alunni andare a scuola? 2) Quali aspettative hanno rispetto al loro percorso scolastico? 3) Quali ostacoli si hanno nel viaggio verso la scuola? 4) In che cosa può migliorare la nostra scuola? 5) Perché è necessaria e fondamentale in una società avanzata l’esistenza di una istituzione pubblica ed efficiente? 6) Cosa spinge l’uomo ad aver sete di istruzione? 7) Che differenza c’è oggi con la scuola del passato? 8) Quale scuola immaginiamo nel nostro futuro?
SENZA SPONDA
STORIE DI UOMINI E MIGRANTI
di e con: Giorgio Scaramuzzino
tipologia: teatro d'attore
età consigliata: dai 9 anni in poi
Perché proporre oggi uno spettacolo sull’immigrazione? La risposta potrebbe essere scontata e banale: è un problema di attualità, tutti ne parlano, è anche un po’ di moda. Il problema dell’immigrazione forse non è un problema dal momento che i popoli si spostano da un punto all’altro del pianeta da quando hanno scoperto di possedere uno strumento meraviglioso: i piedi. Da quel tempo gli uomini migrano, in massa o in piccoli gruppi, volontariamente o costretti da una situazione particolare. Non è questo allora il motivo. Forse la motivazione vera, che ci ha spinto ad affrontare questo argomento, è la memoria. Ci sembra l’aspetto più urgente che oggi va affrontato. Perdiamo la memoria di quello che siamo stati, perdiamo la memoria di quello che hanno subito i nostri nonni. Ci dicono che è in fondo naturale avere paura del diverso e di chi non si conosce, e che questa paura è anche benefica, ma oggi stiamo rischiando di trasformarla in un vero e proprio razzismo diffuso. Questo è il problema. Stiamo vivendo un periodo storico dove il diverso alimenta una reazione bestiale che è latente in pochi, ma che può condizionare molti. Ed ecco perciò farsi strada in tutto il mondo cosiddetto “avanzato” tutte quelle sottoculture razziste e fasciste che predicano la difesa di valori e tradizioni per lo più false e inesistenti. L’altro problema è di conseguenza l’ignoranza. Spesso voluta, nel senso che molti non vogliono sapere (non c’è tempo!). Così ci accontentiamo di ciò che appare e non di ciò che realmente sta dietro a un fenomeno così naturale come quello della migrazione. Ci accontentiamo cioè delle soluzioni più semplici; è decisamente più facile alzare un muro che creare una corsia umanitaria. È più semplice dire un no che aprire un dialogo di conoscenza. In questo contesto il giovane assorbe inevitabilmente ciò che è in superficie, quello che noi chiamiamo il luogo comune. Per i ragazzi, e non solo, il falso diventa verità, una verità semplice e comprensibile senza sforzi. Il teatro forse può favorire la ricerca di un tempo per una riflessione attenta e oggettiva. L’aspetto importante è che almeno in teatro si ricerchi in ogni modo la verità.
RAZZA DI ITALIANI!
MEMORIE DI EBREI NELL’ITALIA FASCISTA
di e con: Giorgio Scaramuzzino
consulente storico: Matteo Corradini
tipologia: teatro d'attore
età consigliata: dagli 11 anni in poi
Desideriamo riflettere sul dramma che il popolo ebraico ha vissuto in un tempo non molto lontano e che ancora si affaccia prepotentemente sulle cronache giornalistiche: l’antisemitismo. Scavando nella storia, soprattutto italiana, cercheremo di capire le origini e lo sviluppo dell’odio razzistico verso gli ebrei, attraverso le testimonianze dei sopravvissuti e di chi ha scelto di stare dalla parte dell’odio di razza. Sì, perché anche noi italiani abbiamo partecipato e favorito la persecuzione e lo sterminio di persone indifese e sole, spalleggiando e anche a volte anticipando i dettami del nazismo. Tema questo spesso e volentieri dimenticato e censurato nei testi scolastici. Uno spettacolo che vuole ricordare che nella nostra Costituzione sono molto chiari, tra gli altri, due concetti: è vietata la “… riorganizzazione del disciolto partito fascista” e che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, ecc.”
DENTRO GLI SPARI
UNA STORIA DI MAFIA
di e con: Giorgio Scaramuzzino
dal romanzo di Silvana Gandolfi “Io dentro gli spari”
tipologia: teatro d'attore
età consigliata: dagli 11 anni in poi
Il romanzo “Io dentro gli spari” di Silvana Gandolfi è sicuramente un’occasione che non potevamo non sfruttare. La storia che ci viene proposta è lieve e nel contempo cruda e amara, come del resto tutte le storie di mafia, e ci permette di affrontare tematiche che coinvolgono emozionalmente lo spettatore sui temi della legalità. Ci è piaciuto in particolare come la scrittrice, in modo estremamente semplice, ci fa capire terminologie e aspetti interni alla malavita. La sua letteratura ci immerge in un mondo apparentemente lontano ma che, come ci dicono le cronache, appartiene a tutti quanti. Impareremo perciò a conoscere che non c’è una mafia, ma esistono tante mafie, che hanno molte particolarità in comune e che riguardano tutti quanti in qualche modo. Lo spirito della storia è proprio questo: indagare sulla solitudine di chi ha il coraggio di affrontare uno dei mali più dannosi alla società, sia pure esso un bambino. Il coraggio della verità e di porsi nei confronti della società con un’etica che guardi all’uguaglianza e al rispetto delle regole. Di quanto la memoria, nei confronti della storia, sia pur recente, sia fondamentale per la crescita e la maturità del cittadino. Conoscere il lavoro prezioso di magistrati come Falcone e Borsellino, di come hanno operato e come i loro successori operano quotidianamente su tutto il territorio nazionale favorisce senza dubbio, la forza di ribellione perché “ abbiamo bisogno di uomini e donne che lottino per la vita con la stessa forza di quelli che causano la morte”, così diceva Ghandi. Insomma un momento di grande riflessione, dove si tenterà di aprire porte mai aperte, senza dare risposte certe, ma con la speranza di far scaturire domande fondamentali.
LEGGERE? PER PIACERE!
COME UN ROMANZO DA CALVINO A PENNAC
di e con: Giorgio Scaramuzzino
tipologia: teatro d'attore
età consigliata: dagli 11 anni in poi
Perché leggere? Chi leggere? Dove leggere? A chi leggere? Leggere sottovoce? Leggere in silenzio? Raccontare ciò che si è letto? Disprezzare un autore? Adorarne un altro? Maledire l’insegnante che ti costringe alla lettura o benedirlo, dieci anni dopo aver concluso la scuola per averti insegnato a sfogliare con piacere le pagine di un libro? E cos’è un libro? Un libro può essere un universo o un abisso, un pieno o un vuoto, un obbligo o un dovere o – forse- un amore. C’è chi ama annusare le pagine di un libro appena acquistato, chi lo usa per riempire un vuoto imbarazzante nella libreria in salotto, chi fa le “orecchie” per tenere il segno, chi non presterebbe mai un libro neppure al suo migliore amico: piuttosto preferirebbe comprarglielo! Quanti mondi, quanti vizi, quante ossessioni rivela il lettore e quante paure, quanti pregiudizi, quante ragioni il nonlettore! La conferenza/spettacolo che si propone è soprattutto un percorso teatrale nato a contatto diretto con i giovani lettori in modo particolare in relazione ad una lunga esperienza di promozione alla lettura seguita nelle Biblioteche modenesi. Attraverso il gioco, l’ironia e la diretta partecipazione degli spettatori ci vuole ricordare che … “Il piacere di leggere non è andato perduto. Si è solo un po’ smarrito. E lo si può ritrovare facilmente.”