teatro per l'infanzia e le nuove generazioni

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Le narrazioni di Cristina Bartolini


L'AGNESE VA A MORIRE




liberamente ispirato al romanzo di Renata Viganò
di e con: Cristina Bartolini
regia: Sergio Galassi
scene, oggetti e costumi: Vittorio Marangoni
tipologia: teatro d'attore
età consigliata: dai 14 anni in poi

“Se un uomo non definisce il suo passato, difficilmente si costruirà un presente e ancor più difficilmente riuscirà a progettare il suo futuro”. Io credo che sia proprio vero. (Cristina Bartolini)
Abbiamo scelto di raccontare la storia dell’Agnese proprio così come ci si era presentata leggendola, riducendola, ovviamente, e adattandola ai tempi del teatro, ma facendo attenzione a mantenerne la dimensione in minore, la dimensione cioè di una storia che da personale diviene, come per quasi tutti negli anni bui della guerra, collettiva. Abbiamo preferito raccontare la storia dell’Agnese come, probabilmente, l’avrebbe raccontata lei (se mai si fosse riusciti a convincerla a raccontare), senza drammatizzazioni superflue, ben sapendo che si presenta come una vicenda anacronistica, con il dubbio, quasi, che interessi ancora a qualcuno. Ma tant’è. Ci sono storie come quella dell’Agnese che sanno di un tempo primordiale, ché settant’anni, oggi, sono più di un’era geologica, in cui i luoghi e le persone escono dalla Storia come l’infanzia esce dalla nostra mente quando ci si ferma a ricordare: e allora, gli inverni freddi, crepati e vuoti come le Valli, le estati trasudanti vino e cocomeri spaccati, le stagioni di mezzo grigie come un incubo di tedesco o colorate come un arcobaleno tra i raggi di una ferrugginosa bicicletta escono dall’ombra della terra smossa e mettono radici nella gola della donna che racconta per crescere come voce che parla a coloro cui tocca, ora, stare sulla strada, forse in più facile maniera, forse con un’ansia nuova, orfana di vento. L’Agnese è grossa, ha la schiena rigida e grassa… L’Agnese è una contadina cui la guerra sottrae il marito e regala, in cambio, una cupa, disperata volontà di resistere e un’istintiva ma fredda e muta tensione al sacrificio.




LA CITTA' DELLE DAME




reading tra Christine de Pizan e Boccaccio
di e con: Cristina Bartolini
tipologia: teatro d'attore
età consigliata: dai 14 anni in poi

Tra la fine del ‘300 e la fine del ‘400, alla corte francese, nel bel mezzo della Guerra dei Cent’anni, una donna da poco rimasta vedova si vide costretta a lavorare per poter mantenere la sua famiglia. Fin qui nulla di strano. Più strano è il mestiere che quella vedova, ancora molto giovane, tentò e riuscì a praticare: divenne la prima scrittrice donna professionista. E’ importante per noi oggi ricordare questa figura così moderna, ma allo stesso tempo ben calata nella realtà del suo tempo, che più di 600 anni fa portava avanti battaglie ancora oggi ben lontane dall’essere vinte, Christine de Pizan o, per dirla tutta, Cristina da Pizzano, una “femme italienne” emigrata giovanissima alla corte di Francia. All’epoca non esisteva la stampa, e riprodurre un libro significava copiarlo a mano: Christine mise in piedi la propria azienda, avvalendosi di collaboratori e miniaturisti (di ambo i sessi), grazie alla quale confezionava i suoi manoscritti, eleganti esemplari completi di illustrazioni in cui appariva anche lei stessa. Con la sua opera più famosa, La Città delle Dame, scritta tra il 1404 e il 1405 l’autrice si pose l’obiettivo di ribaltare l’opinione comune sull’universo femminile, dipinto fino ad allora come frivolo, volubile, inferiore. Nel reading viene approfondito in particolare il rapporto con l’opera del Boccaccio, che risulta allo stesso tempo punto di partenza e obiettivo di “riscrittura”. Sono molte, infatti, le donne citate da Boccaccio nel De mulieribus che, attraverso la penna di Christine, ritrovano voce e dignità.