teatro per l'infanzia e le nuove generazioni

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Approfondimenti

(una) Regina

Il progetto parte da un doppio spunto di riflessione. Ci siamo interrogate sul patto d’amore che esiste tra figli e genitori: un patto suggellato alla nascita che i bambini naturalmente fanno con i propri genitori e che, pur di essere rispettato, potrebbe indurli ad equivoci che limiteranno o condizioneranno la loro vita futura, portandoli a fare scelte diverse da quelle che sono le loro inclinazioni naturali. Parallelamente abbiamo riflettuto sulle proiezioni che i genitori fanno sui propri figli, a volte inconsapevolmente, spesso per nobilissime intenzioni, pensando di garantire la miglior direzione per loro.

Il tema dello spettacolo affronta dunque uno dei passaggi iniziatici fondamentali nella vita di ogni essere umano: l’emancipazione dalla “guida” che ci indirizza e protegge, in funzione dell’espressione della propria volontà e di ciò che non è la propria volontà. Questo tema comincia a maturare fin dall’infanzia, con l’arrivo dei primi “no!”, piccoli punti di rottura necessari allo sviluppo della propria identità, che richiedono tempo per essere verbalizzati in base all’indole più o meno incline a dimostrare il coraggio e la determinatezza che questi delicati momenti comportano.

Abbiamo scelto di elaborare le domande a questi temi sintetizzandoli attraverso la creazione di una fiaba affinché possano essere assorbiti in modo semplice e immediato dall’inconscio infantile che, ascoltando e viaggiando attraverso la storia fantastica, si prepara a crescere, a codificare i messaggi e ad elaborare le proprie soluzioni. La storia è raccontata ed agita in scena da due sorelle dai caratteri opposti: Regina, timida sognatrice, e Piccolina, chiacchierona e ribelle, due facce della stessa medaglia, che giocheranno a farsi da madre e da figlia a vicenda. Sarà Regina a raccontare a sua sorella una fiaba nella quale la protagonista è una giovane principessa che viene insignita alla nascita del nome di “Regina” affinché la sua vecchia madre possa garantirsi la successione al trono. Nome omen. La principessa Regina coltiva in segreto però il bisogno di scoprire il mondo che esiste al di là delle mura del castello, ma non riesce a dirlo a sua madre. Proprio nel momento in cui germoglierà in lei il coraggio per esprimersi si romperà l’equilibrio iniziale e la vecchia madre scomparirà… Così la giovane principessa si sentirà costretta ad abbandonare il suo desiderio di libertà per indossare la corona di nuova governante e, per dimenticare chi altro sarebbe potuta essere, diventerà una regina rigida e intransigente, alimentata dal fuoco del rimpianto. A questo punto però Regina, diventata a sua volta regina madre, dovrà fare i conti con Piccolina, una figlia indomita e ribelle che renderà inefficace ogni suo tentativo di inquadramento e controllo, fino a portare alla luce il desiderio segreto dell’infanzia di Regina. Questo manderà in tilt la fiaba che si interromperà bruscamente facendo riemergere le due sorelle dai personaggi inventati e mettendole una di fronte all’altra per il confronto finale. Solo in questo modo Regina riuscirà a liberare con forza la sua voce e a dire ciò che avrebbe sempre voluto…

Come accade a tutti i bambini, giocando con la fiaba, Regina apre uno squarcio spazio-temporale protetto per osservare un suo possibile futuro di adulta. Mentre Piccolina diventa per lei una fondamentale alternativa di sguardo, pronta a mostrarle che non esiste mai una sola possibilità di reazione, perché la potenza della libertà di ciascuno risiede nel come si sceglie di rispondere agli avvenimenti che la vita propone.

la scena è abitata da pochi oggetti che si trasformano e acquistano funzioni simboliche con il proseguire del racconto: gli strumenti musicali da banda scandiscono lo scorrere del tempo, la poltrona diventa abito e trono, una gabbietta con uccellino e una lampada appesa sono le corone da indossare, un cestino è usato come contenitore di gomitoli di lana e segreti.

La scrittura originale dei dialoghi e delle filastrocche in rima nasce da improvvisazioni guidate al termine delle quali abbiamo selezionato le parole più adatte ad elaborare un testo sintetico, che possa accompagnare il giovane spettatore alla comprensione e rielaborazione delle scene attraverso le proprie esperienze personali. Ampio spazio è dato al linguaggio del corpo , attraverso il quale abbiamo costruito i due personaggi e il loro modo di interagire, fatto di giochi ritmici e danzati che danno dinamicità e leggerezza al racconto. La dimensione onirica dello spettacolo è incorniciata dalle musiche, che spaziano dal rock di Elvis, alla musica classica di Tchaikovsky e Rossini, all'elettronica futurista dei Kraftwerk. A partire dalle partiture fisiche elaborate per alcune scene, alcune musiche e tappeti sonori sono composti ad hoc dal nostro sound-designer.

Questo spettacolo è dedicato a chiunque sia mai stato figlio, almeno per una volta..

- Stefania Ventura e Gisella Vitrano



Le recensioni

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